mercoledì 30 luglio 2025

La bambina che non doveva nascere

 

Una piccola anima delicata, immersa nei suoi colori.

Mi hanno detto che sono nata il giorno sbagliato. Che ero di troppo, che ero il peso di un cuore già stanco. Ma la vita non ha chiesto il permesso: ha aperto le braccia e mi ha lasciata entrare. Ero una bambina silenziosa, con gli occhi grandi e le domande cucite dentro. Gli altri parlavano di me come si parla di una stanza chiusa. Era come se nessuno volesse davvero aprirmi la porta.

Crescevo tra sguardi incrociati, tra bisbigli che non mi appartenevano, tra “non dire” e “non fare”. Ma mia madre, Angela Marchesi, mi guardava come si guarda un giardino fiorito nel mezzo della polvere. Lei è stata la mia prima casa. E io il suo piccolo miracolo.

E mio nonno, Renato Marchesi, il primo che mi ha insegnato il significato della nobiltà. Non quella scritta nei documenti, ma quella che abita nei gesti. Quando veniva a trovarci, ascoltava la lirica a occhi chiusi, fumando in silenzio e poi ci diceva: “Portate alto il nome. Ricordatevi da dove venite.”

Oggi, scrivo per onorare quel nome. E per dare voce a quella bambina che non doveva nascere ma che ha scelto di restare.

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