giovedì 31 luglio 2025

La giara che non era per me



La giara stava lì, accanto alla poltrona, come un piccolo altare domestico. 
Piena di monetine lucenti, brillava sotto la luce che filtrava dalla finestra sul balcone, accanto al carrellino con i bicchieri e i liquori, ordinati come soldatini in attesa.


Tutti i miei cugini potevano pescare le monete dalla giara tranne io



Ogni estate, quel salotto sembrava un teatro: i miei cugini correvano e ridevano, e lei, mia nonna, regale nella sua sedia a sdraio incastrata fra il mobile anni ’70 e la porta, sorrideva nel vederli infilare le mani nella giara, pescare il bottino e correre via, fieri del loro tesoro. “Quanto più riuscite a prenderne, saranno vostre,” diceva, incoraggiando quella caccia innocente come fosse una sfida magica.

Tutti, tranne me.

Tutti i miei cugini potevano pescare le monete dalla giara tranne io


A me diceva “Tu no.” Senza spiegazioni, con sadica rabbia. Solo quel divieto sussurrato come fosse ovvio. Io la guardavo con gli occhi gonfi, e la voce rotta: “Ma perché io no?”

Lei sarcasticamente sorrideva appena, lo sguardo altrove. E il mistero rimaneva lì, sospeso fra me e quella giara.


Mi sedevo vicino al balcone, nel punto dove il sole entrava ma non scaldava. Guardavo i miei cugini tuffarsi nel gioco, le loro mani affondare nella giara come se fosse un pozzo di felicità. Ridevano, si passavano le monetine, si contavano i tesori. E io, invece, contavo le volte in cui lei mi diceva “Tu no.”

“Ma perché io no?” La mia voce non tremava. Era piccola, ma precisa. Lei, mia nonna, non rispondeva mai. Spostava lo sguardo, sistemava un bicchiere sul carrellino, si versava il liquore come fosse tutto normale.

Il mio cuore era un corridoio lungo, in cui le domande rimbalzavano senza trovare porte. Un nodo mi stringeva la gola, mi sembrava di non riuscire a respirare, e cercavo con tutte le mie forze di non far uscire le lacrime. Non c’era rabbia, né scenate. Solo quel senso di essere fuori dal quadro. Come se la cornice non mi appartenesse.

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