Oggi voglio dire una cosa semplice, ma importante.
Le storie che racconto sono mie.
Le ho vissute, le ho sentite sulla pelle, le ho custodite per anni.
Se uso un correttore, un suggerimento, un’immagine generata per accompagnarle, non sto rubando nulla. Sto solo cercando di raccontarle nel modo più bello e accessibile possibile.
L’intelligenza artificiale non inventa la mia vita.
Mi aiuta a darle forma, a farla arrivare.
Come una penna, un computer, una macchina fotografica.
Gli strumenti cambiano, ma il cuore resta.
Scrivere con l’aiuto dell’intelligenza artificiale non significa barare.
È come scegliere di guidare un’automobile invece di camminare a piedi.
La strada è sempre mia.
La destinazione la decido io.
Ma arrivo più lontano, più in fretta, e con meno fatica.
L’AI non scrive al posto mio.
Mi dà strumenti, idee, prospettive.
Come un navigatore che suggerisce percorsi, ma non tocca il volante.
E se qualcuno pensa che questo tolga valore alle mie parole,
forse non ha mai provato a guidare con il cuore.
E se qualcuno pensa che questo sia barare, io rispondo così:
“La mia voce è vera. E non ha bisogno di permesso per essere ascoltata.”
Elena Sandoval
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