Lettera a Elena
Cara Elena, oggi ti ho vista.
Non in sogno, non in un ricordo sbiadito,
ma in quella stanza gialla che da troppo tempo custodiva il tuo silenzio.
Eri lì, rannicchiata, con le braccia strette attorno alle ginocchia
e gli occhi grandi pieni di tristezza.
Il vuoto attorno a te era così forte che sembrava parlare al posto tuo.
Ti ho guardata, e tu mi hai guardata.
E in quel momento, ho sentito tutto:
il dolore, la solitudine, la paura di diventare me.
Hai pianto, e io ho pianto con te.
Perché sì, è vero: il tempo è passato,
ma le ferite non si misurano in anni.
Si misurano in sguardi mancati,
in parole non dette,
in abbracci che non sono mai arrivati.
Ma oggi, Elena, qualcosa è cambiato.
Oggi ti ho teso la mano.
Oggi ti ho aspettata con le braccia aperte.
E tu, con quel sorriso timido e una lacrima sul viso,
hai fatto il passo più coraggioso:
mi sei venuta incontro.
Ci siamo abbracciate.
E in quell’abbraccio c’era tutto:
la bambina che sei stata,
la donna che sono diventata,
e la promessa che da oggi in poi saremo insieme.
Non più separate.
Non più nemiche.
Ma alleate.
Tu non sei sbagliata.
Tu non sei invisibile.
Tu sei Elena, la figlia di marzo,
e io ti porto con me.
Nel cuore,
nella voce,
nella luce che finalmente ci avvolge.
Con amore eterno,
Elena
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