C’era una routine dolce, quasi sacra, nei miei pomeriggi da bambina.
La mattina a scuola, il ritorno a casa, il pranzo veloce… e poi il riposino.
Ma io non volevo dormire. Mamma cercava di convincermi, con pazienza e carezze.
Le chiedevo: “Mi fai i massaggini?” Oppure: “Toccami i capelli…”
Era così rilassante che appena smetteva, aprivo gli occhi e dicevo:
“Ancora mamma, ancora… ancora…” Lei, sfinita, si arrabbiava un pochino:
“Se non vuoi dormire, allora alzati e fai qualche altra cosa!”
E così facevo. Mi sedevo su una delle due poltroncine in velluto rosa antico, ai piedi del letto.
La TV UltraVox rossa era lì, sopra il tavolino accanto al comodino.
Niente telecomando, ovviamente.
Aspettavo con ansia l’inizio del mio programma preferito: Bim Bum Bam.
Manuela Blanchard, Paolo Bonolis, e Uan, il pupazzo rosa con il ciuffo ribelle.
Due ore di magia, intervallate da pubblicità che sembravano parte dello spettacolo.
Il mio cartone preferito? Candy Candy. Con lei piangevo, sognavo, mi perdevo.
Poi c’erano Heidi, Dolce Remì, e una lunga lista di cartoni animati
che mi facevano compagnia nei pomeriggi in cui il sonno non voleva arrivare.
E così, tra un massaggino e un cartone, tra una poltroncina e una TV senza telecomando,
cresceva la mia infanzia. Dolce, imperfetta, indimenticabile.
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