Quando la sorpresa era lei
Mio fratello aveva una fidanzata che sembrava uscita da una copertina. Somigliava a Madonna, la cantante. Aveva i capelli biondi, pieni di boccoli, che appuntava da un lato con un fermaglio. Gli occhi erano azzurri, grandi, luminosi. Si erano conosciuti a scuola, e quando veniva a trovarci a casa, per me era come se arrivasse una stella.
Mi portava sempre qualcosa: caramelle, patatine con la sorpresa, piccoli oggetti colorati. Ma la vera sorpresa era lei. L’aspettavo affacciata al balcone, con il cuore che batteva forte. Quando suonava al citofono, correvo subito dietro la porta. Appena entrava, le saltavo addosso. Letteralmente. Le abbracciavo le gambe, poi la vita, poi mi arrampicavo in braccio. Rideva, mi stringeva, e io ero felice.
Ricordo quel suo vestito verde sagomato, che finiva appena sopra al ginocchio. Aveva una cinturina sottile in vita, e quando si sedeva sulla poltrona, io mi sedevo in braccio a lei. Le toccavo le unghie lunghe e curate, lucide, perfette. Mi sembravano quelle di una fata. Lei parlava con mamma del più e del meno, e io restavo lì, in braccio a lei, come se fossi parte del suo vestito.
Poi, quando si faceva ora di andare, mi salutava con dolcezza. E io correvo al balcone per salutarla ancora, mentre scendeva le scale. Le facevo ciao con la mano, e lei mi guardava dal basso, sorridendo. Quel momento era mio. Solo mio. Oggi sono sposati. Hanno due figli. E ogni tanto, quando la vedo, mi torna in mente quel vestito verde, le sue unghie curate, e la mia corsa verso la porta. Perché certe emozioni non si dimenticano: si trasformano, crescono, ma restano sempre lì, come una carezza che ha messo radici.
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