Pesci di carta e sogni fritti
Era l’ora dei cartoni animati. Quella volta guardavo un episodio della Pantera Rosa. Ricordo bene la scena: la pantera apriva il frigorifero, ma era vuoto. Allora prendeva un giornale, ritagliava una sagoma a forma di pesce, lo metteva in padella… e quel pesce di carta diventava vero. Emanava persino profumo!
L’idea mi sembrò geniale. Appena finì l’episodio, corsi a cercare una rivista. Dovevo ritagliare anch’io un pesce. Poi ne feci altri. Li portai nel ripostiglio, dove io e Bongo avevamo steso la nostra coperta. Era il nostro angolo segreto. Presi di nascosto una padella dalla cucina, e cominciammo a “cuocere” i nostri pesci di carta. Ridevamo, fingevamo di mangiare a sazietà. Era tutto finto, ma sembrava vero.
Il problema fu che avevo usato il Postalmarket di mamma. Senza chiederle il permesso. Tutte le mamme dell’epoca avevano un Postalmarket in casa. Era un grosso rivistone pieno di articoli da comprare per posta. Non esisteva internet, figuriamoci l’e-commerce. Le televendite sarebbero arrivate di lì a poco, con Dallas e Dynasty a fare da sfondo.
Quando mamma si accorse dei ritagli, si arrabbiò un pochino. Ma poi, con quel suo modo dolce e pratico, mi disse: “Ti do quelli vecchi, scaduti. Così puoi giocare quanto vuoi.” Da quell’episodio imparai una cosa importante: prima di toccare qualcosa di mamma, dovevo chiederle il permesso.

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