giovedì 4 settembre 2025

Un giorno diverso. Io e mia cugina

Era un giorno d’estate, ma non uno qualunque. 
Quel giorno aveva qualcosa di speciale, come se il sole stesso avesse deciso di brillare solo per noi.

La telefonata arrivò al mattino: zia Anna aveva chiamato mamma. 
«Abbiamo una cabina al mare, perché non venite con Elena? 
Così vi svagate un po’ e le bambine giocano insieme.» Io ero felicissima. 
Avevo una cugina più piccola con cui andavo molto d’accordo: Lei bionda, con i boccoli, sempre allegra.

Io e mia cugina al mare


Mamma mi infilò il costumino intero azzurro, quello che pizzicava un po’ sulle spalle ma che mi faceva sentire grande. Poi prese il salvagente a forma di cigno, bianco e gonfio, con il collo elegante e il becco arancione.

Le borse erano piene: asciugamani arrotolati, tovaglie a quadretti, crema solare che profumava di cocco. Tutto l’occorrente per una giornata al mare, come se bastasse quel piccolo inventario per costruire la felicità.

Io la guardavo, mentre sistemava ogni cosa con gesti sicuri. Era il suo modo di dire: “Ti proteggo, anche tra le onde.”

Papà era al lavoro e ci avrebbe raggiunte più tardi. Noi partimmo con il pullman, chiacchierando e ridendo.

Appena arrivammo, l’odore della spiaggia mi travolse: salsedine, crema solare, patatine fritte… sembrava di essere in un film, tipo Sapore di mare. 
Nel juke box suonavano Self Control di Raf, Fotoromanza di Gianna Nannini, 
Un’estate al mare di Giuni Russo. 
C’erano i videogiochi con le monetine: Donkey Kong era il nostro preferito. 
Una partita costava 200 lire, una canzone altre 200, un ghiacciolo alla fragola 300. 
Con meno di mille lire, eri regina del divertimento.

Un jukebox che suonava

Io non sapevo ancora nuotare, andavo poco al mare. Mia cugina, anche se più piccola, usava già i braccioli. Facevamo castelli di sabbia mentre mamma e zia Anna parlavano fitto fitto, con quella complicità che solo le sorelle hanno. 

Mamma e zia che parlavano sotto l'ombrellone

Il sole scendeva lento, e io pensavo che forse, un giorno, avrei imparato a nuotare. Ma per allora, bastava la sabbia.

Poi arrivava papà, stanco dal lavoro ma felice di vederci. Si sedeva al tavolino con lo zio e gli amici, e giocavano a carte. Il sole calava piano, e arrivava l’ora del rientro.

Salivamo sulla Cinquecento di mamma, quella bianca con un riflesso verde acqua, il primo modello. A casa, mamma mi faceva il bagnetto per togliere il sale, mi metteva la canottiera e i pantaloncini bianchi, e andava a preparare la cena. Io, stanca ma felice, mangiavo e poi mi addormentavo nel letto dei miei genitori, con il cuore pieno di sabbia, mare e amore.

Quel giorno era volato. Diverso dagli altri, che scorrevano lenti e uguali. Quel giorno era una piccola vacanza dentro la vita.

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